Titolo originale: Zielona granica
Regia di Agnieszka Holland
Sceneggiatura di Maciej Pisuk, Gabriela Łazarkiewicz-
Sieczko, Agnieszka Holland
Scenografia di Katarzyna Jędrzejczyk
Fotografia di Tomasz Naumiuk
Musica di Frédéric Vercheval
Montaggio di Pavel Hrdlička
Interpreti: Jalal Altawil, Maja Ostaszewska, Behi Djanati-Atai, Tomasz Włosok, Mohamad Al Rashi, Dalia Naous, Maciej Stuhr, Agata Kulesza, Magdalena Popławska, Piotr Stramowski, Jaśmina Polak.
Produzione: Polonia, Francia, Repubblica Ceca, Belgio 2023 / Uscita nelle sale italiane: febbraio 2024
Genere: drammatico
Durata: 147’
Accoglienza
Consultando il sito Box Office Mojo (https://www.boxofficemojo.com/releasegroup/gr3398652421/), si nota che il film ha registrato in Polonia incassi da blockbuster, mentre nel resto del mondo questi sono stati molto modesti. Il dato merita una riflessione, anche alla luce delle aspre polemiche suscitate in patria dall’uscita del film. «In Polonia al momento è vietato proiettare Green Border senza un video messaggio iniziale con il quale il governo polacco presenta la propria versione dei fatti» (fonte: framescinema.com).
TRAMA
La storia si svolge nel 2021 e racconta la tragica odissea di una famiglia di rifugiati siriani decisa a raggiungere la famiglia di uno zio che vive in Svezia. Arrivata a Minsk dalla Turchia, con un volo aereo messo a disposizione dal dittatore bielorusso Aljaksandr Lukašenko, la famiglia, cui si è unita una profuga afghana docente di Inglese, cerca di attraversare il confine polacco. Già provati da un lungo viaggio e inconsapevoli della svolta tragica che sta per prendere il loro viaggio, i migranti devono affrontare le conseguenze delle tensioni politiche locali e si ritrovano in un incubo senza fine: la Bielorussia, infatti, favorisce i flussi migratori per mettere sotto pressione e creare problemi ai Paesi europei, mentre la polizia di frontiera polacca, seguendo i rigidi protocolli del governo Duda, è decisa a respingere i migranti con ogni mezzo. Accanto al terribile viaggio della famiglia siriana e degli altri migranti, Green border mostra le vicende da altri due punti di vista: narra infatti anche la presa di coscienza di Julia, una psicoanalista che vive accanto alla foresta e si unisce a un gruppo di attivisti che dà soccorso ai migranti nella pericolosissima foresta, e la maturazione di una giovane guardia di frontiera, Jan, rispetto a quanto vede e a quanto gli viene di richiesto di fare per respingerli. Il film si conclude con un altro esodo drammatico: quello dei civili ucraini che sfuggono alla guerra, nel febbraio 2022, trovando accoglienza in Polonia.
Qui il trailer del film in italiano.
LE STORIE, I PERSONAGGI, I LUOGHI
Tra Bielorussia e Polonia, nelle insidiose foreste paludose che costituiscono il cosiddetto «confine verde», i
rifugiati si trovano intrappolati in una tragica crisi geopolitica. Provengono soprattutto dal Medio Oriente e dall’Africa e cercano di raggiungere l’Unione Europea, attirati al confine dalla propaganda che promette un facile passaggio verso la UE. In tanti non ce la fanno e la foresta si trasforma in una trappola: qui, tuttavia, si muovono anche figure positive pronte ad aiutarli.
Gli episodi del film
Il film è strutturato in quattro episodi che presentando quattro punti di vista diversi, fra documentazione e narrazione: i migranti, la guardia di frontiera, gli attivisti, Julia.
Il primo episodio è particolarmente duro: bisogna essere ben preparati, perché arriva come un pugno allo stomaco, potenziato dalla scelta del bianco e nero che rende tutto estremamente realistico. Bisogna esserne consapevoli e interrogarsi sul perché di questa scelta da parte della regista.
I migranti sono presentanti come pedine di una guerra geopolitica sommersa e subiscono violenze e angherie da ambo i paesi sulla cui frontiera si muovono. La regista non ci risparmia la visione di maltrattamenti fisici e verbali, mostra la disonestà di chi approfitta delle poche risorse dei migranti disperati, spogliandoli di denaro e oggetti.
→ Conoscevi questa realtà?
→ Che impressioni ne hai ricavato? Quali sentimenti ha suscitato in te il primo episodio del film?
→ Come sono descritti i personaggi a inizio film? Quali aspettative hanno? Quali considerazioni fa la madre, durante il volo? Che desideri hanno i bambini? Come conoscono la profuga afghana che si unirà al loro gruppo e come si comporta la donna?
→ Come reagiscono il nonno, il padre, la madre, i bambini nel prosieguo del viaggio? Sono attrezzati per questo?
→ Come ci viene presentato Jan? Che vita conduce e che preoccupazioni ha? Come viene addestrato?
Come e perché cambia punto di vista e comportamento nel corso del film?
→ Quali episodi della sua vita ti hanno colpito e perché?
→ Chi è Julia e come vive? Quando incontra gli attivisti e gli altri personaggi del film? Quali azioni decide di compiere e che conseguenze affronta per la sua scelta? Julia e i migranti: dopo varie esperienze fallimentari, Julia riesce a trovare una soluzione per alcuni ragazzi africani intrappolati nella foresta.
→ Che cosa succede nella famiglia del paziente di Julia?
→ è credibile il potere che hanno la musica e la canzone che cantano insieme i ragazzi polacchi e africani?
→ puoi portare un esempio che appartiene alla tua esperienza, relativo al potere positivo della musica e delle canzoni?
La famiglia accogliente e il potere della musica: ragazzi polacchi e africani salvati nella foresta uniti dal
potere della musica, cantano insieme Mourir mille fois (2015), del rapper francese di origine congolese
Youssoupha (nato nel 1979)
Mourir mille fois - Traduzione italiana
Morire mille volte Mi piego quando ti pieghi, piango quando piangi Prego quando preghi affinché il tuo dolore sia il mio dolore Vibro quando tu vivi, un cuore per un cuore Dal momento che brillo quando risplendi tu, allora muoio quando muori Dimmi perché sono senza fiato e testardo Perché sto tossendo, perché sto soffocando quando sei tu sepolto Perché la vita non dice quanto costa? Perché ammazziamo il tempo, ma è il tempo che ci seppellisce tutti? Mentre la terra gira senza derisione Alla morte non interessano i tuoi dubbi tra scienza e religione Credo nel paradiso senza prove, troppe lacrime E gli scettici mi prendono in giro e vogliono il mio Instagram nell'aldilà Ho sogni in dollari, è duro Ma non sto cercando di fare soldi, sto cercando di risparmiare tempo Il mio tormento non è una moda passeggera Avevo vent'anni, scrivevo canzoni come "Youssoupha è morto" Enorme, nessuno sa cosa rimpianga il mio cuore Nessuno conosce i miei rancori segreti.
Creo le mie mode, non ho modello E, per sentirmi immortale, vado ai funerali di pompe funebri Tra il palco e la moschea trascino molti rimorsi Conduco una doppia vita, avrò una doppia morte? E le persone credono solo a ciò che vedono Io, ho perso così tanti cari, mi sento come se stessi morendo mille volte morire mille volte
morire mille volte
morire mille volte
Fammi credere che "Addio" non ci separi mai morire mille volte
morire mille volte
morire mille volte
E ripartiamo senza che il tempo ci ripari Quindi sto parlando dei nostri cari, del tempo che li porta via Il tempo che lascia segni, e poi le mascherine che indossiamo Il nostro coraggio e le nostre lacrime, i nostri amori e i nostri drammi Il peso dei nostri viaggi, il peso dei nostri ventuno grammi I nostri buchi neri e i nostri flash, i nostri colpi bassi e i nostri crash E tutto ciò che diciamo a bassa voce, e tutti i litigi che nascondiamo Perché non importa se vivi tutto, vivi dritto Vivere pazzo, vivere freddo, perché moriremo mille volte E, anche in mille frasi, lo giuro, le parole mi mancano E, anche in mille frasi, sempre la morte che mi perseguita A ciascuno il proprio vuoto, quando si seppellisce una persona cara Seppellisci anche parte della tua stessa vita Un lutto è un lutto, non sto cercando di fare la differenza Quando sei giovane, non muori, perdi la vita Lontano dai vizi alla moda, cammino da solo Anche se so che camminare da soli è una specie di allenamento per la morte Quindi sembravo davvero devastato, quando mi è stato detto Che gli ultimi saranno i primi, diciamo che ho rallentato Pentito ma mai troppo debole Ti ho lasciato credere nei tuoi strizzacervelli, fammi credere nel mio profeta Ho troppi fratelli che mi prendono in braccio ogni volta che mi chino Ma troppi fratelli che mi uccidono e che mi piantano Ripenso a 2Pac e Biggie, il gioco rap ti augura la morte E quando muori, ti fa delle magliette Non mi rifugio mai nel risentimento Papà, ti porto nella mia testa e Malik ti porta nel suo cuore I miei ricordi sono vuoti al tuo funerale Non stavo piangendo mio padre, stavo piangendo il nonno di mio figlio I sacrifici ci rendono saggi Non sappiamo davvero di cosa siamo fatti finché non siamo distrutti Ma ci alziamo sempre, vedi Anche se perdere così tanti cari sembra di morire mille volte morire mille volte
morire mille volte
morire mille volte morire mille volte
Fammi credere che "Addio" non ci separi mai morire mille volte
morire mille volte
morire mille volte morire mille volte
E ripartiamo senza che il tempo ci ripari morire mille volte
morire mille volte
morire mille volte morire mille volte
I luoghi: BOSCO E FRONTIERA, green border
Osservando la locandina del film, il colore verde del titolo si staglia su un bosco di alberi sottilissimi (betulle probabilmente, tipiche del paesaggio polacco, si pensi al toponimo Birkenau, bosco di betulle), avvolti nell’ombra e nelle tenebre. Tra i fusti degli alberi si muovono sagome furtive, in cerca di riparo: una striscia di terra da attraversare per guadagnare la Polonia, ossia l’Unione Europea.
Qui accanto puoi vedere un celebre dipinto dell’artista surrealista René Magritte: La firma in bianco (Le blanc-seing), 1965, olio su tela, 81x65 cm, Washington, National Gallery of Art. Magritte ha scritto: «Le cose visibili possono essere invisibili. Se qualcuno va a cavallo in un bosco, prima lo si vede, poi no, ma si sa che c'è.
Nella Firma in bianco, la cavallerizza nasconde gli alberi e gli alberi la nascondono a loro volta. Tuttavia il nostro pensiero comprende tutti e due, il visibile e l'invisibile. E io utilizzo la pittura per rendere visibile il pensiero».
→ ti sembra che la locandina del film sia significativa e rispecchi l’intento dell'opera? Puoi metterla in relazione con l’operazione artistica realizzata dalla regista Agnieszka Holland?
TRA DOCUMENTARIO E FICTION: le scelte della regista e le tecniche del film
Green border non è un documentario ma ne assume alcune caratteristiche, sia stilistiche che di contenuto: intende descrivere la tragica crisi umanitaria e la violenza che realmente ha avuto luogo e probabilmente ha ancora luogo oggi, in quella parte di Europa. La regista ha dichiarato di aver basato il film su testimonianze reali e l’insistenza sugli episodi di violenza sembra dovuta alla volontà di raccogliere tante storie. Maja Ostaszewska, che interpreta l’attivista Julia, non è solo un’attrice di professione ma è realmente membro del movimento umanitario Grupa granica (gruppo di confine) che vediamo all’opera nel film.
→ ti sembra che le scelte stilistiche della regista e la pluralità dei punti di vista da cui è narrata la storia siano funzionali a ciò che intende raccontare?
→ ti sembra che il punto di vista della regista sia chiaro? Puoi portare un esempio per dimostrarlo?
Scrivono Daniela Brogi e Gabriele Gimmelli su Doppiozero: «Holland, che gira in bianco e nero, si serve simultaneamente delle tecniche del racconto documentario delle risorse della finzione narrativa: ci fa vivere la disumanità e l’umanità nel medesimo tempo, senza manicheismi di maniera e sfidando l’accusa di adottare un approccio ricattatorio».
→ Individua due esempi tratti dal film che mostrino i due approcci scelti dalla regista per discutere del tema che le sta a cuore e per raccontare la storia dei suoi personaggi e mostra se si integrano e come.
L’analisi di Alessio Turazza:
«Agnieszka Holland utilizza un registro narrativo di taglio documentaristico, rafforzando il realismo delle immagini con l’utilizzo di un bianco e nero che ricorda i reportage giornalistici. La narrazione essenziale, dura e incisiva, ci restituisce un quadro drammatico e disumano di ciò che avviene ai confini dell’Europa. I boschi tra la Bielorussia e la Polonia diventano una terra di nessuno dove vige la legge spietata della violenza, senza alcun senso di pietà e di solidarietà umana. Alle sofferenze già sopportate nei paesi d’origine, si somma un atteggiamento ostile e violento, che sembra aver rimosso ogni traccia di empatia e compassione. La vicenda personale di un piccolo gruppo di migranti diventa metafora di una situazione geopolitica internazionale sempre più condizionata da una propaganda xenofoba e razzista. I migranti che fuggono da aree del mondo colpite da guerre, carestie e miseria sono considerati una minaccia al benessere economico e alla stabilità sociale dei Paesi occidentali. Una visione egoista e fuorviante, alla base del successo di forze politiche reazionarie che hanno costruito il loro consenso sulla paura e sullo spettro di un presunto quanto inesistente pericolo d’invasione o addirittura di sostituzione etnica. I continui richiami a politiche protezionistiche, a respingimenti e rimpatri, alimentano l’odio nei confronti di chi è in cerca di un’esistenza dignitosa, scatenando un’inutile guerra tra gli ultimi.
Il film non lascia scampo, e mette lo spettatore, l’Unione Europea e tutta la comunità internazionale, di fronte a un dramma che non può essere ignorato o colpevolmente dimenticato».
→ A partire dall’analisi del film appena letta, prova a rintracciare nel film alcuni episodi e scene in cui ritrovi gli argomenti e le osservazioni del critico. Le soluzioni adottate dalla regista ti sono sembrate efficaci? Ne avresti scelte altre? Argomenta le tue ragioni, a partire dagli esempi che hai scelto.
RICONOSCIMENTI, PREMI, POLEMICHE
80esima Mostra del cinema di Venezia, 2023: Premio speciale della Giuria per Green border
«Io, perseguitata dal governo polacco, ringrazio la Mostra per la protezione e il sostegno al mio film sull’orrore dei migranti»
Alla fine della conferenza stampa per presentare il suo film in concorso, è stato osservato un minuto di silenzio per i 60.000 migranti morti negli ultimi anni, mentre cercavano di entrare in Europa.
Il film ha raccolto da subito il plauso di pubblico e critica. In sala è stato salutato con 11 minuti di applausi. La Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia del Cinema Italiano-Premi David di Donatello, Piera Detassis, ha commentato: «Un film di silenzi, mormorii e soprassalti di paura. Un film di denuncia senza la minima retorica. Un film necessario e, per me, bellissimo». Al termine del Concorso, Green Border si è aggiudicato il Premio Speciale della Giuria.
Il film ha poi ottenuto il Premio del pubblico all’International Film festival di Rotterdam.
Green Border è stato anche designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente Motivazione:
«Con un approccio duro e sconvolgente, in un bianco e nero che rende ancora più drammatica la situazione, la regista polacca descrive il trattamento violento e crudele subìto dai migranti al confine tra Polonia e Bielorussia, mettendo in luce, oltre all’ovvio aspetto disumano, la volontà di ogni Stato di usare a scopo politico il flusso di gente disperata che ha perso tutto.»
Candidature ulteriori
EFA Miglior film 2023; EFA Miglior regista europeo 2023; EFA Miglior sceneggiatore europeo 2023
LA REGISTA AGNIESZKA HOLLAND
Nata a Varsavia nel 1948, Agnieszka Holland, regista e sceneggiatrice, si è diplomata alla scuola di regia di Praga, la FAMU. Tornata in Polonia, ha iniziato la sua carriera lavorando come assistente alla regia per Krzysztof Zanussi e collaborando con Andrzej Wajda, suo mentore.
Ha esordito al cinema con il lungometraggio Attori di provincia (1979). Lasciata la Polonia, ha continuato a lavorare dedicandosi sia al cinema sia alla televisione, dimostrando una particolare attenzione alle problematiche sociali.
Del 1990 è il suo film Europa Europa, in cui, subito dopo la caduta del muro di Berlino, si interrogava sulle identità europee, proponendo una storia di frontiere e identità, all’uscita dalla Seconda Guerra mondiale.
Da Circuitocinema.com, Book Press
Cinema e libertà d’espressione
La regista, a causa di Green border, è stata duramente attaccata dal governo polacco. Il tema della libertà di espressione per artisti e cineasti, molto pressante in paesi sotto le dittature, è stato richiamato dall’ICFR (https://www.icfr.international/). Qui un articolo in proposito del quotidiano «il manifesto», del 21 settembre 2023:
L’Icfr, la Coalizione Internazionale a supporto dei cineasti a rischio, ha comunicato ieri la propria vicinanza alla regista polacca Agnieszka Holland condannando gli spaventosi attacchi contro di lei e contro il suo film, Green Border, premio speciale della giuria alla scorsa Mostra di Venezia – e prossimamente nelle sale italiane. Il ministro della giustizia polacco, Zbigniew Ziobro ha infatti paragonato il film a quelli di propaganda nazisti _ «Nel Terzo Reich, i tedeschi mostravano i polacchi come banditi e assassini. Oggi hanno Agnieszka Holland per quello» ha dichiarato. […]
L’Icfr ha lanciato a un appello a tutta la comunità: «Sosteniamo fermamente Agnieszka e sosteniamo pienamente la recente dichiarazione della European Film Academy. In tutto il mondo molti artisti sono stati e continuano ad essere oggetto di attacchi. La Coalizione internazionale per cineasti a rischio e le sue istituzioni fondatrici, l’International Film Festival Rotterdam, l’International Documentary Film Festival Amsterdam e la European Film Academy, chiedono la fine immediata dell’ostilità e delle minacce contro Agnieszka Holland. Da parte nostra rinnoviamo ancora una volta il nostro sostegno verso il suo lavoro e sollecitiamo un impegno critico nei confronti delle questioni importanti del nostro tempo, così come sono visibili intorno a noi in Europa e nei film realizzati qui. Crediamo fortemente che la cultura di ogni società ne tragga beneficio. Chiediamo rispetto e sicurezza per tutti gli artisti».
→ Il tema della libertà degli artisti e cineasti può essere oggetto di una ricerca: lo scorso anno, tra le proiezioni gratuite avevamo proposto Il male non esiste (2020) del regista iraniano Mohammad Rasoulof. Documentati su tre cineaste/cineasti perseguitate/i nei loro paesi a causa dei film che hanno girato. Puoi servirti anche del sito di ICFR indicato sopra o di Amnesty International. Puoi focalizzare la tua indagine anche sulle registe donne, per capire se la situazione cambia o se ci sono osservazioni interessanti da fare in proposito.
RISORSE PER L’APPROFONDIMENTO
https://framescinema.com/recensione-green-border/ riflessioni su resa artistica e necessità morale del film
Una ricca rassegna di recensioni che possono essere sfruttate come spunti di analisi e discussione e di verifica in classe: https://www.mymovies.it/film/2023/green-border/rassegnastampa/
https://laricerca.loescher.it/cinema-di-confine/ 10 film che hanno raccontato storie di confine, migranti, esilio
https://laricerca.loescher.it/l-unico-straniero-e-il-razzismo/ L’unico straniero è il razzismo
https://laricerca.loescher.it/incontro-al-confine/ Rilettura di Elogio delle frontiere di Régis Debray, la frontiera come luogo di scambio e di mediazione: luogo di con-divisione.
https://it.pearson.com/aree-disciplinari/agora/geografia/geografia-ambiente-globalizzazione/migrazioni-nternazionali-progetto-europeo.html# Le migrazioni internazionali e il progetto europeo
Politiche europee e migrazioni
https://www.consilium.europa.eu/it/infographics/migration-flows-to-europe